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Guatemala, due militari condannati per schiavitù sessuale e domestica

È scoppiata la gioia tra il pubblico che venerdì era presente nella Sala de Vistas del Palazzo di Giustizia di Città del Guatemala, al termine della lettura della sentenza di uno dei processi con cui il paese centroamericano sta giudicando il suo passato. Due militari in servizio durante la guerra civile degli anni 1960-1996, che opponeva l’esercito alla guerriglia di sinistra, sono stati condannati a pene di 120 e 240 anni per violenza e schiavitù sessuale e domestica nei confronti di quindici donne indigene di etnia maya q’eqchi.

Le denuncianti, già anziane, per un mese sono state sedute in silenzio in un’aula del Palazzo di Giustizia di Città del Guatemala, con i volti coperti da scialli, guardando in faccia i loro carnefici. L’ex militare Heriberto Valdéz Asij, che pregava rivolto al pavimento con i polsi ammanettati dietro la schiena. E l’ex tenente Steelmer Reyes Girón, che al tempo della guerra civile comandava il distaccamento militare di Sepur Zarco.

Le donne, che vivono nei villaggi che circondano Sepur Zarco, durante sei mesi compresi tra gli anni 1982 e 1983 sono state costrette a recarsi ogni tre giorni al distaccamento. Lì venivano sottoposte a violenze sessuali di gruppo, anche davanti ai loro figli. Erano obbligate a cucinare e svolgere altri lavori senza ricevere nulla in cambio, a portare cibo ai soldati lasciando le loro famiglie senza. Spesso, quando andavano al fiume per lavare le uniformi, i militari le seguivano per violentarle. Gli abusi al di fuori del distaccamento sarebbero continuati fino al 1988, quando venne chiuso. “È molto triste quello che ho vissuto, la mia vita è stata marcata per sempre”, ha affermato una delle denuncianti.

Le donne di Sepur Zarco erano mogli di contadini che erano stati fatti sparire dall’esercito durante un operativo avvenuto alcuni mesi prima dell’inizio degli abusi. I mariti rivendicavano i loro diritti sulle terre che coltivavano e per questo i grandi proprietari terrieri della regione, i cui interessi erano difesi dai militari, li consideravano un gruppo di sovversivi. Secondo l’accusa, far sparire uomini e violentare donne erano strumenti di repressione politica contro coloro che erano sospettati di essere vicini alla guerriglia.

“Attaccare donne e schiavizzarle sessualmente fu una strategia militare durante il conflitto armato interno”, spiega in intervista Hilda Elizabeth Pineda García, procuratrice incaricata del caso. “Le denuncianti sono solo un piccolo gruppo rispetto al totale delle donne che all’epoca sono state abusate sessualmente. Solo nella regione in cui si trova Sepur Zarco abbiamo raccolto 179 testimonianze, ma sappiamo che sono molte di più quelle che non hanno dichiarato, o che sono state uccise dopo essere state violentate”.

Secondo le Nazioni Unite il conflitto armato interno guatemalteco ha causato circa 200mila vittime, tra morti e desaparecidos. Nel 93% dei casi gli abusi sono stati commessi da membri dell’esercito, l’83,3% del totale a danno di indigeni maya. Il periodo più duro fu tra il 1982 e il 1983, quando il generale golpista Efraín Ríos Montt inaugurò la cosiddetta “politica di terra bruciata”. Questa consisteva nel tentativo di mettere fine alla guerriglia attaccando anche la popolazione civile che, secondo l’esercito, la appoggiava.

Nel maggio 2013, Ríos Montt venne condannato da una Corte guatemalteca a 80 anni di prigione per genocidio, ma presto la Corte Costituzionale annullò la sentenza e ordinò la ripetizione del processo. L’ex generale non è l’unico militare di alto rango che sta affrontando la giustizia: il 6 gennaio scorso sono stati arrestati diciotto militari in servizio negli anni della dittatura. Alcuni di loro per la sparizione forzata di un ragazzino di 14 anni, altri a seguito del ritrovamento di una fossa comune con più di 500 corpi in una base militare nei pressi della città di Cobán, non lontano da Sepur Zarco. Nel quadro di quest’ultimo processo, la procura ha chiesto alla Corte Suprema di togliere l’immunità all’ex ufficiale Edgar Ovalle, deputato e braccio destro del neopresidente Jimmy Morales, ma non ha avuto successo.

“Il messaggio che vogliamo lanciare alla società guatemalteca è che se questi crimini avvenuti più di trenta anni fa vengono sanzionati, saranno puniti anche quelli attuali. È un messaggio forte contro l’impunità che domina nel paese”, afferma Luz Mendéz dell’associazione Unión Nacional de Mujeres Guatemaltecas (UNAMG), parte civile nel processo Sepur Zarco.

Articolo pubblicato da Il Fatto Quotidiano.

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