“Oggi è un crimine difendere i diritti umani”. Intervista alla dirigente indigena honduregna Bertha Cáceres
L’Honduras è il paese più violento del mondo, l’impunità copre l’80% dei delitti e il suo territorio è completamente militarizzato. I movimenti sociali sono vittima di repressione e persecuzione giudiziaria, come nel caso di Bertha Cáceres, coordinatrice del Copinh (Consejo Cívico de Organizaciones Populares e Indígenas de Honduras). Il Copinh è una delle maggiori organizzazioni del paese centroamericano e lotta in difesa dei diritti del popolo indigeno lenca. A causa dell’opposizione alla costruzione dell’idroelettrica Agua Zarca, nella comunità di Río Blanco (Dipartimento di Intibucá), Bertha Cáceres e altri due integranti del Copinh, Tomás Gómez e Aureliano Molina, sono stati accusati di gravi delitti. Abbiamo incontrato Bertha Cáceres alla vigilia delle elezioni del 24 novembre, vinte dal nazionalista Juan Orlando Hernández, proclamato presidente malgrado le numerose accuse di brogli elettorali.
Bertha, di cosa ti accusa la Procura? Come sta andando il processo giudiziario?
La persecuzione giudiziaria è solo un’espressione di tutta la persecuzione politica contro il Copinh ed è una strategia definita a livello presidenziale. Siamo coscienti che con la nostra lotta, che è pacifica però energica, ci confrontiamo con poteri grandi e influenti. Una delle accuse che mi vengono rivolte è possesso illegale di armi e la Procura mi ha offerto di patteggiare: inizialmente mi è stato proposto di chiedere perdono allo stato e indennizzarlo, cosa che certamente non farò, visto che non ho commesso nessun delitto. Poi, vista la pressione esercitata dalla mia difesa, dai movimenti sociali, da Amnesty Internacional e dalle migliaia di espressioni di solidarietà che in tutto il mondo hanno denunciato quest’ingiustizia, il tribunale mi ha proposto di chiudere il processo se, in cambio, avessi pagato tutte le spese sostenute dallo stato. Ho rifiutato anche questa proposta.
Per l’altro processo, in cui l’impresa ci accusa di danni continuati e usurpazione, la prossima udienza è stata fissata per l’11 febbraio.
Il processo è stato avviato a causa dell’opposizione del Copinh al progetto idroelettrico Agua Zarca, nella comunità di Río Blanco. Perché questa lotta è tanto importante per lo stato honduregno?
Anni fa le comunità di Río Blanco che fanno parte del Copinh hanno iniziato una lotta per il territorio e per la difesa del fiume Gualcarque, che è un corso d’acqua considerato sacro dal popolo indigeno lenca. Siamo riusciti a cacciare Sinohydro/Desa, che è la più grande impresa mondiale nella costruzione di centrali idroelettriche, e a dedicarci ad un esercizio di autonomia e controllo territoriale. L’impresa ha ottenuto la concessione illegalmente nel 2010 e grazie ai suoi legami con i militari ha esercitato molta pressione sulle comunità della zona, non solo minacciando ma anche corrompendo le autorità e cercando di manipolare la popolazione. Questo indica che le transnazionali non hanno bisogno di intermediari politici, ma reprimono direttamente le comunità. Dove esiste l’intenzione di costruire progetti minerari o idroelettrici ci sono piani di militarizzazione. La lotta di Río Blanco è un cattivo esempio per il grande capitale, perché ha dimostrato che è possibile fermare un progetto di dominazione e di privatizzazione, dimostra che è possibile cacciare una trasnazionale.
La persecuzione giudiziaria che lo stato sta portando avanti nei tuoi confronti sembra inserirsi in un clima di criminalizzazione della protesta sociale che sta vivendo il paese.
Lo stato ha costruito strutture repressive che sono finanziate da vari organismi, come la Banca Interamericana di Sviluppo nel quadro Piano di Sicurezza Regionale per il Centroamerica. Oggi è un crimine difendere i diritti umani. Il Congresso e l’oligarchia hanno impulsato la creazione della Polizia Militare di Ordine Pubblico, che sta operando come una struttura paramilitare contro i movimenti sociali. Non funzionano solo gli apparati di polizia e di intelligence, ma anche agenti infiltrati e agenzie di sicurezza private, che non sono altro che un altro esercito che protegge gli interessi dei grandi impresari. Lavorano insieme a polizia ed esercito e raddoppiano il numero dei loro effettivi. Nella settimana elettorale è stata incrementata la presenza di militari e poliziotti nelle strade, non è un clima che aiuta lo svolgimento di elezioni democratiche.
Alle elezioni presidenziali di domani la candidata per il partito Libertad y Refundación (Libre) è Xiomara Castro, moglie dell’ex presidente Manuel Zelaya, deposto nel 2009 con un colpo di stato. Ha proposto una “via honduregna” al socialismo e vorrebbe rompere il bipartitismo che dura da cent’anni. Qual è la sua opinione su Castro?
Il popolo honduregno è assetato di cambiamenti profondi, nel periodo successivo al colpo di stato abbiamo vissuto un processo di presa di coscienza e formazione, soprattutto nelle strade, dove abbiamo imparato più che in qualsiasi altro posto. Credo che sarebbe positivo se Libre vincesse le elezioni, è necessario che un altro partito si installi nel governo honduregno, non porterebbe cambiamenti profondi ma sarebbe un governo differente a quello della destra fascista che ha governato finora.
Intervista pubblicata su Arivista nel febbraio 2014.